Birrificio War: Andare Controcorrente è la Rotta per il Futuro

Birrificio War: Andare Controcorrente è la Rotta per il Futuro

In un mercato in continua e talvolta turbolenta evoluzione come quello della birra artigianale italiana, ci sono realtà che non solo resistono, ma scelgono di accelerare proprio quando la strada si fa più ripida. Siamo andati a Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano, per visitare il Birrificio War, un nome che per molti appassionati è sinonimo di qualità, innovazione e comunicazione tagliente.

Ad accoglierci in una splendida cascina del 1700, cuore storico e oggi fucina creativa del birrificio, ci sono Francesco, uno dei fondatori, e Lorenzo, il mastro birraio. Quella che segue non è solo un’intervista, ma un’immersione nella filosofia di un birrificio che ha deciso di scrivere le proprie regole.

Crescere Durante la Tempesta: la Scommessa Controcorrente

La storia di War inizia nel 2017, con un’idea quasi “semplice”: produrre qualche birra per l’agriturismo di famiglia. Un progetto che, per fortuna, è cresciuto in fretta. La svolta più audace, però, arriva nel pieno della pandemia. Mentre molti rallentavano, War ha fatto l’esatto opposto.

“L’idea di espanderci era nata prima del Covid, non potevamo più fermarci,” spiega Francesco. “Oggi le difficoltà maggiori ce le hanno i birrifici tanto piccoli. Noi dovevamo crescere”. E così, hanno costruito un nuovo capannone nel 2022 e, mossa che si è rivelata profetica, hanno investito in una lattinatrice quando il mercato era fermo. “Chiamai Cime Careddu, pensavano fosse uno scherzo,” racconta sorridendo. “Ma sapevo che con l’esplosione dell’e-commerce, la lattina poteva essere una mossa vincente. E così è stato”.

Questa capacità di leggere il mercato e di investire con coraggio, anche contro la tendenza generale, è forse il primo, grande tratto distintivo di War.

La Mente e il Braccio: Tecnica e Ricerca

A guidare la produzione c’è Lorenzo, un birraio dal curriculum impressionante: dagli inizi come homebrewer a 14 anni, passando per l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e importanti esperienze a Londra (Red Church/Beavertown), fino al ritorno in Italia da Canediguerra e Impavida. Un bagaglio di conoscenze che ha portato a War una visione chiara e precisa.

“Quando ho iniziato mi hanno sempre insegnato che i birrai bravi sono quelli che richiamano l’equilibrio,” afferma Lorenzo. “Non amo gli eccessi nelle mie birre”. Sebbene le luppolate moderne siano un loro punto di forza, ogni ricetta è studiata per avere un carattere unico, con tecniche di luppolatura e fermentazione sempre diverse.

La vera svolta, però, è l’approccio scientifico. Alla domanda se si sentano più “tecnici” o “romantici”, la risposta è unanime: la base è la tecnica. “Oggi se apri un birrificio, la seconda cosa su cui devi puntare dopo l’impianto è il laboratorio,” sottolinea Francesco. “È lì che capisci davvero cosa stai facendo”. Questo approccio permette a War di non lasciare nulla al caso, dalla sperimentazione su piccoli campioni al controllo qualità sul prodotto finito.

Oltre la Birra: Comunicare con Stile

In un mercato affollato, un prodotto eccellente non basta più. War lo ha capito perfettamente, costruendo un’identità visiva e comunicativa forte e riconoscibile. Dal minimalismo delle etichette ai nomi iconici come Tuttofatto, la sua versione più leggera Mezzo Fatto e l’analcolica Faccio Finta, tutto è pensato per un pubblico preciso, quello tra i 20 e i 40 anni.

“Partiamo sempre dal presupposto che dobbiamo capire chi è il nostro pubblico di riferimento,” spiega Francesco. “Bisogna dargli un’emozione, un qualcosa in più”. Questa filosofia si traduce anche negli allestimenti fieristici, diventati un vero e proprio cult: dal museo per sottolineare la bellezza delle birre, alla pescheria per comunicare la catena del freddo, fino alla chiesa per celebrare la sacralità del prodotto. Un marketing intelligente che posiziona il birrificio non come un semplice produttore, ma come un brand culturale.

Il Futuro si Chiama “Coma” e “Progetto Eraclea”

E il futuro? A giudicare dai progetti in cantiere, sarà ancora una volta all’insegna dell’innovazione.

Coma: Il Laboratorio Creativo in Bottaia

Siamo seduti proprio qui, in quella che diventerà la bottaia “Coma”. Un nome che è l’acronimo di due nomi (uno è Cecco, l’altro un mistero) e un’intenzione chiara: creare uno spazio senza etichette. “Non vogliamo essere quelli che fanno solo birre acide in stile belga,” precisa Lorenzo. “Sarà un laboratorio creativo per fare quello che ci viene in testa, con un approccio più vicino al mondo farmhouse americano moderno”. La prima birra? Una Cherry Portobello, la loro London Porter rivisitata con l’aggiunta della Ciliegia Moretta, presidio Slow Food.

Progetto Eraclea: Dieci Birrifici, un Malto, una Kölsch

War è anche uno dei 10 birrifici protagonisti del Progetto Eraclea, un’iniziativa che celebra l’omonimo malto base. Ogni birrificio lo interpreterà a modo suo. La scelta di Lorenzo è ricaduta su una sua grande passione: una Kölsch, la birra tipica di Colonia. Un omaggio a uno stile che ama per la sua eleganza e semplicità, che promette di esaltare le caratteristiche della materia prima.

Lasciamo il Birrificio War con una sensazione chiara: il futuro della birra artigianale italiana passa da qui. Passa da un’evoluzione che non rinnega la passione, ma la affianca a tecnica, professionalità, visione di mercato e una comunicazione matura. War non segue l’hype, lo crea. E lo fa andando controcorrente, convinti che la propria identità sia l’unica rotta possibile per navigare un mercato complesso e affascinante. Non vediamo l’ora di assaggiare i frutti dei loro nuovi progetti.

Birrificio Italiano: A Tu per Tu con Agostino Arioli, pionere della birra artigianale italiana

Birrificio Italiano: A Tu per Tu con Agostino Arioli, pionere della birra artigianale italiana

Un viaggio nel cuore della birra artigianale italiana, dove tradizione, innovazione e un pizzico di “follia” creativa hanno dato vita a uno stile riconosciuto in tutto il mondo. In occasione dei 10 anni del Progetto Eraclea, incontriamo il mastro birraio che ha cambiato le regole del gioco.

C’è un’ energia palpabile quando si varca la soglia del Birrificio Italiano. Non è solo il profumo di malto e luppolo che riempie l’aria, ma la sensazione di trovarsi in un luogo dove la birra è più di una semplice bevanda: è cultura, passione e, soprattutto, un’espressione di identità. Per celebrare i 10 anni del progetto Eraclea, il nostro tour tra le eccellenze brassicole italiane non poteva che fare tappa qui, a Lurago Marinone, per incontrare Agostino Arioli, il fondatore.

Agostino è una figura quasi mitologica nel panorama della birra artigianale. Con il suo Birrificio Italiano, aperto il 3 aprile 1996, è stato il primo microbirrificio artigianale della Lombardia e uno dei padri fondatori di un movimento che ha rivoluzionato il modo di bere nel nostro paese. “Quello che volevo era lavorare su altre tradizioni mettendoci del mio,” ci racconta con un sorriso. “Noi italiani abbiamo una sapienza nel miscelare i gusti che pochi altri hanno. Volevo portare la sensibilità di noi italiani all’interno del bicchiere.”

 

La Nascita di un’Icona: La Tipopils

Parlando di icone, è impossibile non menzionare la Tipopils. Una birra che non solo è il fiore all’occhiello del birrificio, ma che ha letteralmente creato uno stile, l’“Italian Style Pilsner”, riconosciuto ufficialmente dal prestigioso Beer Judge Certification Program (BJCP) nel 2024. Ma come nasce un’intuizione del genere?

“Non è che un giorno ti svegli e decidi di inventare uno stile,” spiega Agostino. La genesi è un affascinante incrocio tra ispirazione e sperimentazione. Partendo da una base Pils tedesca, Agostino ha un’illuminazione dopo aver scoperto il metodo inglese del dry-hopping (la luppolatura a freddo) nei cask. “Considerato che sono innamorato del luppolo, forse più che della birra, ho detto: ‘voglio farlo nel mio birrificio’.”

Una scelta audace, quasi eretica per l’epoca. In Germania, il Reinheitsgebot (l’editto della purezza) vietava il dry-hopping, e in Italia nessuno osava tanto. Il risultato? Una Pils con un’esplosione aromatica unica, un equilibrio perfetto tra la base maltata e la freschezza vibrante del luppolo. La Tipopils è nata così, da un’intuizione, diventando un faro per birrai in tutto il mondo e dimostrando che l’innovazione, quando ben ponderata, può creare nuove tradizioni.

 

 

Filosofia Brassicola: Tra Scienza e Romanticismo

Chi è Agostino Arioli come birraio? Un tecnico rigoroso o un sognatore romantico? La risposta, come spesso accade, sta nel mezzo. Con una laurea in Agraria, una tesi sulla stabilità colloidale della birra e un’esperienza nel controllo qualità in grandi aziende, il suo background scientifico è solidissimo. “Ho disegnato io il mio primo impianto, come anche il secondo e il terzo,” rivela.

Eppure, Agostino rifiuta la tecnologia fine a se stessa. Niente centrifughe, che rischiano di standardizzare eccessivamente il prodotto. Rifiuta persino l’idea che un’intelligenza artificiale possa creare la ricetta perfetta. “Ho amato e continuo ad amare la birra artigianale per la parte creativa, per l’innovazione. Il supporto dell’IA rischia di portare tutte le birre, magari mediamente più buone, ma tutte nella stessa direzione.”

La sua è una “bottega rinascimentale”, un’officina alchemica dove la mano del birraio è ancora fondamentale. L’impianto produttivo, che lui stesso definisce un “Frankenstein” di pezzi di epoche diverse, è volutamente manuale. La vera tecnologia su cui investe è un’altra: la degustazione. “Continuiamo a sviluppare lo strumento più sottile e in linea col lavoro che faccio: il palato. Facciamo un sacco di degustazioni, è il nostro strumento principale.

 

Cavalcare le Tendenze? No, Grazie.

In un mercato mosso dall’hype, dalle mode passeggere come le onnipresenti IPA super luppolate o le birre ai succhi di frutta, come fa il Birrificio Italiano a rimanere sempre sulla cresta dell’onda senza snaturarsi?

“Non ho mai cercato di seguire le birre mainstream,” afferma con decisione Agostino. “Credo che una bottega artigiana come la mia debba dare il suo marchio.” Questo non significa immobilismo. Il birrificio sperimenta costantemente, producendo birre acide in barrique (la linea Clan/Barric), birre a metodo classico e innumerevoli versioni di Pils.

La chiave è la riconoscibilità e la continuità dei suoi prodotti di punta. “Diamo anche un rifugio sicuro,” spiega. La Tipopils, ad esempio, è in continua evoluzione, ma i cambiamenti sono graduali, quasi impercettibili per il consumatore, distribuiti su orizzonti di tre anni. L’obiettivo non è inseguire il mercato, ma educarlo, fidelizzandolo a un gusto autentico e coerente.

 

Il Futuro della Birra Artigianale: Una Nicchia d’Eccellenza

La domanda finale è inevitabile: con un mercato in contrazione e più chiusure che aperture, quale futuro attende i birrifici artigianali italiani? La visione di Agostino è lucida e controcorrente.

“La mia idea è che invece di cercare di invadere il mercato, avremmo dovuto capire che i nostri sono e devono restare prodotti di nicchia.” La crescita a tutti i costi, secondo lui, porta solo allo snaturamento dell’essenza della birra artigianale. La vera forza risiede nella specificità, nel legame col territorio – come l’uso dell’acqua locale non trattata – e nel carattere unico che ogni artigiano infonde nel suo prodotto.

“Noi siamo botteghe rinascimentali dove qualcuno insegna il suo modo di approcciare un prodotto. Dobbiamo tenere fede alle nostre sensazioni, ai nostri gusti.”

Mentre lo salutiamo, con il suo nuovo sticker di Progetto Eraclea pronto per essere attaccato in sala cotta, ci resta la sensazione di aver parlato non solo con un grande birraio, ma con un vero e proprio filosofo della birra. Un uomo che ci ha ricordato una lezione fondamentale: la birra artigianale migliore non è quella che piace a tutti, ma quella che racconta una storia. E la storia del Birrificio Italiano è una delle più belle che ci siano.

 

Cà del Brado: L’Anima Selvaggia della Birra Italiana Sposa il Malto Eraclea – Viaggio nel Regno delle Fermentazioni Spontanee

Cà del Brado: L’Anima Selvaggia della Birra Italiana Sposa il Malto Eraclea – Viaggio nel Regno delle Fermentazioni Spontanee

Un tuffo nel mondo affascinante di Cà del Brado, dove Luca e il suo team orchestrano birre a fermentazione spontanea e mista. Abbiamo esplorato la loro cantina, il cuore pulsante del birrificio, e scoperto come intendono interpretare il malto Eraclea in questo contesto unico, per il progetto “Eraclea Talk”.

Amici cultori del luppolo e, in questo caso, soprattutto del lievito! Oggi il nostro viaggio ci porta in un luogo davvero unico nel panorama brassicolo italiano: Cà del Brado. Qui, Luca e i suoi collaboratori non si limitano a “fare birra”, ma orchestrano una vera e propria sinfonia di fermentazioni spontanee e miste. Un micro-universo affascinante che abbiamo esplorato per voi.

Appena varcata la soglia, siamo stati accolti mentre erano in piena attività, filtrando il mosto per una American Wheat con frumento locale delle colline di Monghidoro, la “Serna”, un omaggio al territorio. Ma è addentrandoci nel cuore del birrificio, la mitica “bottaia”, che si svela la sua vera, selvaggia essenza.

Il Cuore Selvaggio di Cà del Brado: la Bottaia e il “Timbro di Cantina”

 

“Il 90% della nostra produzione è a fermentazione mista o spontanea,” ci spiega Luca con la calma di chi padroneggia elementi indomiti. Questo significa che, a differenza delle birre classiche, qui non si inocula un singolo lievito selezionato. “Lasciamo che l’ambiente, e soprattutto la nostra bottaia e la nostra cantina, vadano a creare una flora di lieviti e batteri che poi fermentano e producono la caratteristica organolettica tipica delle nostre produzioni.” Un approccio che li distingue nettamente, pur con le dovute differenze rispetto al Lambic, geograficamente protetto. “Siamo molto più liberi noi,” ammette Luca, “non facciamo un singolo prodotto, possiamo variare. È il bello dell’artigianalità italiana, non abbiamo troppi preconcetti.”

Il cuore pulsante di Cà del Brado è, senza dubbio, la bottaia. “È qui che il progetto è partito nel 2016,” racconta Luca. Inizialmente senza un impianto di produzione proprio (acquistato nel 2020), si concentravano sull’affinamento. “L’affinamento della birra per lungo tempo prende quelle note caratteristiche che poi danno un certo tipo di carattere unico al nostro birrificio.” Un “timbro di cantina”, come lo definisce, con quelle note “un po’ di sella di cavallo” che gli intenditori sanno riconoscere e che rendono ogni loro creazione inconfondibile.

 

Maestri dei Microbi: Lieviti Indigeni, Brett Propagati e Collaborazioni Universitarie

 

Ma come avviene questa magia liquida? La prima fermentazione si svolge spesso in tank tenuti aperti, permettendo ai lieviti e batteri naturalmente presenti in cantina di avviare il processo. A volte, per guidare l’inoculo, “prendiamo una parte della posa delle botti, il sedimento, e lo usiamo come si fa con il lievito madre per il pane.” Un sapere antico applicato alla birra.

Ma non è solo attesa passiva. Per circa il 20% della produzione, come per le birre “Piè Veloce”, propagano internamente specifici ceppi di Brettanomyces, quei lieviti “selvaggi” capaci di donare complessità uniche. E la ricerca non si ferma qui: fiore all’occhiello è la collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia. “Hanno campionato le nostre botti,” spiega Luca, “individuato la popolazione di lieviti e batteri, e selezionato dei Saccharomyces utili. Uno in particolare, che chiamiamo BNY, lo abbiamo messo nella banca lieviti dell’università e ce lo facciamo propagare.” Non a caso, la maglietta di Luca recita “Yeast is the new Hops” – una vera e propria dichiarazione d’intenti!

 

Eraclea Incontra il Lato Selvaggio: Un Matrimonio di Terroir e Complessità

 

E come si inserisce il malto Eraclea in questa filosofia così radicata nel genius loci e nel tempo? “Cerchiamo sempre di utilizzare prodotti quanto più possibile del territorio,” afferma Luca. L’adesione al progetto nasce dalla volontà di usare “un prodotto di qualità, perché il malto d’orzo deve essere di qualità per produrre birre in questo particolare ambiente.”

Per birre che maturano a lungo, dove gli zuccheri vengono completamente metabolizzati dai lieviti e batteri, “un malto con un carattere un pochettino più pronunciato, un po’ più rustico, con una dolcezza un pochettino più percepibile è molto utile per dare sensazioni in bocca più piene.” Luca è convinto che questa dolcezza possa bilanciare l’amaro fenolico tipico del Brettanomyces, creando birre secche ma dotate di una loro morbidezza e armonia, nello stile delle “gently sour” che tanto piacciono al palato italiano.

Il progetto per Eraclea è ambizioso e affascinante: una birra ispirata all’Iris di Cantillon, quindi 100% malto d’orzo, senza frumento. “Vorremmo che il protagonista sia lui, il malto Eraclea, lavorando molto sulla freschezza e su questo carattere. Ovviamente, la caratteristica di maturazione e fermentazione in cantina non la decidiamo noi, la decide la cantina. È anche il bello di questa cosa!”

Coltivare una Nicchia: Comunicazione, Mercato e la Filosofia del “Lasciar Fare”

 

Produrre birre così uniche richiede anche una strategia di comunicazione e vendita altrettanto particolare. Di fronte alla concorrenza industriale, Cà del Brado punta sulla differenziazione e sulla costruzione di “relazioni profonde” con la clientela, attraverso un club di circa quaranta “ambasciatori” (pub e locali di fiducia) con cui la comunicazione è diretta. “È importante che chi vende il tuo prodotto sappia chi sei, che non sia un produttore impersonale.”

Costruire un mercato per queste birre è una sfida che Luca e soci affrontano con passione. “C’è un mercato abbastanza consolidato di bevitori che bevono birre acide,” spiega Luca, “molto curioso e fidelizzato, anche a livello europeo.” Ma per il resto del mercato, “queste sono birre che devono essere spiegate”. Da qui l’importanza di eventi in birrificio e di una comunicazione approfondita, per avvicinare il consumatore a gusti complessi e acquisiti.

E l’approccio produttivo, romantico o tecnico? Da un inizio più tecnico, Luca confessa un’evoluzione: “Abbiamo imparato ad accettare certe cose, a non volerle per forza piegare alla nostra volontà, e ad agire molto più d’istinto. Oggi seguiamo molto di più l’istinto, lasciamo fare ai lieviti… Abbiamo capito che il lievito deve vivere libero. Del resto, c’è un motivo se si chiama Wild Yeast!” Un approccio che richiede esperienza, sensibilità e un profondo rispetto per i ritmi della natura.

 

Un Futuro Fermentato con Gusto

 

L’incontro con Luca e la scoperta di Cà del Brado è un’immersione in un mondo dove la birra è viva, in continua evoluzione, frutto di un dialogo costante tra uomo, natura e tempo. La loro partecipazione al progetto “Eraclea Talk” promette di regalarci un’interpretazione unica di questo malto italiano, filtrata attraverso la sensibilità e l’impronta inconfondibile della loro cantina. Un birrificio che non si limita a seguire le mode, ma traccia con coraggio la propria, selvaggia strada nel panorama artigianale. Non vediamo l’ora di assaggiare il risultato di questa nuova, entusiasmante fermentazione!

 

 

Liquida: Anima Dinamica e Radici nel Territorio – Brindisi ai 10 Anni del Progetto Eraclea

Liquida: Anima Dinamica e Radici nel Territorio – Brindisi ai 10 Anni del Progetto Eraclea

Direttamente dal cuore pulsante del birrificio Liquida, un’intervista esclusiva con il birraio e co-fondatore Luca, per celebrare il decennale del Progetto Eraclea e scoprire la filosofia di un’azienda che fa della dinamicità e della sostenibilità la sua bandiera.

Oggi, amici appassionati di birra, vi accompagno in un viaggio entusiasmante nel mondo di Liquida, un nome che è già una dichiarazione d’intenti nel panorama brassicolo italiano. In occasione del decimo anniversario del “Progetto Eraclea”, abbiamo avuto il piacere di sederci (virtualmente, s’intende!) con Luca, birraio e co-fondatore di Liquida. Un’occasione unica per farci raccontare non solo la sua avventura imprenditoriale, ma anche la visione che guida questo birrificio e il suo legame speciale con il territorio e le materie prime di qualità.

Dalla Cucina di Casa al Sogno Concretizzato: Il Percorso di Luca

La passione di Luca per la birra nasce in un contesto quasi romantico, come spesso accade ai veri artigiani. “La mia esperienza nel settore birra nasce nella cucina del ristorante dei miei genitori,” ci confida Luca, “dove nel giorno di chiusura facevamo i nostri esperimenti, provavamo a fare birra. Avevo all’incirca 22 anni.” Un percorso fatto di homebrewing, durato 3-4 anni, che ha gettato le fondamenta per quello che sarebbe venuto dopo.

Da lì, l’evoluzione è stata costante: una beer firm avviata con la moglie Eleonora, un’esperienza formativa di circa tre anni presso il birrificio Altotevere, e infine il ritorno “verso casa”. È qui che Liquida prende forma, incarnando “veramente la nostra idea di birrificio, sia da un punto di vista produttivo che delle materie prime, che poi anche della commercializzazione del prodotto.”

“Liquida”: Un Nome, Una Filosofia

Il nome stesso, Liquida, racchiude l’essenza del birrificio: “Nasce anche il nome Liquida proprio per la dinamicità, per la capacità di adattamento dell’azienda un pochino a quello che è il panorama brassicolo nazionale,” spiega Luca. Una filosofia che si traduce in una continua crescita e nella volontà di darsi un’identità forte, credendo in ciò che si fa “senza metterci dei paletti oppure porci dei limiti”.

Questa libertà creativa è fondamentale, specialmente per un prodotto come la birra artigianale, che, come sottolinea Luca, “dà la possibilità di esprimere creatività con X variabili che sono le materie prime”. L’obiettivo? Creare una miriade di prodotti che diano piacere al birraio e, naturalmente, al consumatore, sempre cercando un equilibrio con le richieste del mercato, ma “senza denaturarti, mantenendo un’identità forte”.

Quando gli chiediamo del suo stile produttivo, se più “romantico” o tecnologico, Luca sorride: “Entrambe. Il romanticismo rimane sempre perché le birre bisogna un po’ sentirle.” Pur rispettando gli stili, che considera un punto di riferimento, l’importante è che la birra sia “un prodotto identitario che piace a noi e che rispecchia quello che è l’azienda e, soprattutto, che piace ai clienti e che gli fa avere una birra, due, tre, quattro… non si fermano alla prima.”

La produzione di Liquida si concentra su birre “fondamentalmente pulite e da bevuta”. Persino le DDH IPA sono concepite per essere “pulite quasi come una West Coast IPA”, offrendo l’impatto aromatico e il mouthfeel di una NEIPA ma con la bevibilità di una West Coast. Negli ultimi tempi, c’è stata una decisa virata verso il mondo lager, con una gamma che include Pils, Bock, Landbier e Czech Pilsner, garantendo rotazione e stagionalità senza mai compromettere la qualità. “Non abbiamo mai fissato una gamma fissa di birre,” precisa Luca, “e diamo sempre una rotazione… questo fa sì che non andiamo a snaturare quella che è la nostra essenza, che è il cambiamento, l’evoluzione continua e, soprattutto, la stagionalità dei prodotti. Appunto, l’essere liquidi.”

Il Progetto Eraclea: Qualità e Legame con il Territorio

L’adesione al “Progetto Eraclea” è stata una scelta naturale per Liquida. “Noi abbiamo sempre lavorato con malto Eraclea, tranne per qualche altra birra… penso che il 99% dell’orzo che usiamo è Eraclea,” afferma Luca, sottolineando la certezza della qualità del prodotto. La trasformazione dell’azienda in società agricola ha poi accentuato la necessità di una materia prima base autoprodotta, con uno standard elevato.

La vera fortuna? “Il progetto Eraclea nasce proprio nel Delta del Po, fondamentalmente l’orzo viene coltivato in quest’area. Noi ci siamo dentro, siamo a Ostellato… e quindi vi ho detto: perché no? Sarebbe veramente un’occasione per utilizzare finalmente un orzo coltivato localmente, seguito da noi.”

Ma cosa rende speciale questo malto? “È un malto un po’ più ricco, che dà una complessità maggiore, un sentore abbastanza intenso di miele, fieno,” descrive Luca. Si rivela ottimo come malto base per le IPA, conferendo struttura senza essere eccessivo, e “sulle lager è perfetto”. Un esempio su tutti: “Nella Bock è una figata, perché vai a enfatizzare… noi abbiamo centrato proprio il sapore del miele di castagno nella Bock con questo malto base.”

La sperimentazione è stata immediata: la prima birra realizzata con un’alta percentuale di Eraclea (80% Eraclea, 20% Premium Pils) ha dato ottimi risultati. E per il futuro? Luca ci svela un’anteprima per il Beer&Food Attraction del 2026: “La birra che andiamo a presentare sarà una Rauchbier chiara, quindi utilizzeremo come malto base solamente l’Eraclea e andremo ad arricchire con una percentuale di malto affumicato… Penso che su una Rauch l’Eraclea possa performare molto bene perché ha anche una parte bella salina, quindi con la parte affumicata si sposa molto bene.” Non vediamo l’ora!

Sostenibilità: Un Impegno Concreto dal Campo al Bicchiere

Un aspetto che ci ha colpito profondamente è l’impegno di Liquida verso la sostenibilità, un tema che Luca, con i suoi studi in Fisica Ambientale, sente particolarmente vicino. “Noi da quando abbiamo iniziato a pensare l’azienda, l’azienda era già pensata per diventare green,” dichiara con convinzione.

Le azioni concrete non mancano:

  • Energia: Installazione di 30 kW di impianto fotovoltaico.
  • CO2: Un impianto di recupero della CO2 dalla fermentazione e dagli svuotamenti dei fermentatori, riducendo al minimo l’acquisto di CO2 alimentare, spesso di origine fossile.
  • Economia Circolare: Collaborazione con un allevamento locale, a cui vengono conferite le trebbie (l’orzo di scarto). In cambio, il birrificio riceve letame per concimare i campi dove coltiva il proprio orzo, evitando l’uso di fertilizzanti chimici. “Apporti con sostanza organica, sostanzialmente,” precisa Luca.
  • Impatto Sociale: Collaborazione con i ragazzi del “Grew Lab” per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità o difficoltà.
  • Filiera Corta: Spingere Liquida come “la birra della provincia di Ferrara”, per ridurre l’impatto dei trasporti. Utilizzo di fusti in acciaio per le forniture locali, abbattendo l’uso della plastica di quasi il 50%.
  • Impianti Personalizzati: Realizzazione diretta degli impianti spina per i clienti, per sostituire soluzioni industriali con maggiore impatto ambientale.

“Possiamo dire che letteralmente seguite la birra dal campo fino al bicchiere,” chiedo. “Sì, esattamente,” conferma Luca. Un impegno che coinvolge tutto il team di quattro persone, inclusa la moglie Eleonora. “Facciamo quello che pensiamo sia giusto fare per dare un futuro ecco all’azienda… e sarebbe bello poi dare un futuro anche a questo pianeta.”

Uno Sguardo al Futuro

L’intervista con Luca ci lascia con una sensazione di grande energia e ottimismo. Liquida non è solo un birrificio che produce birre di eccellenza, ma un progetto che incarna una visione moderna di fare impresa: dinamica, identitaria, profondamente legata al territorio e con un occhio di riguardo imprescindibile per la sostenibilità ambientale e sociale.

Mentre attendiamo con trepidazione di assaggiare quella Rauchbier chiara a base di Eraclea, non possiamo che brindare a Liquida, a Luca, a Eleonora e a tutto il team, e ai valori che portano avanti con tanta passione. Cin cin!

 

Meet the brewer: Luca Tassinati – Birrificio Liquida

🍻MEET THE BREWER🍻
Oggi siamo con il mastro birraio di @liquida_birrificioindipendente .

Luca ci racconta da dove nasce la sua passione per la birra dai primi passi nel mondo dell’home brewing alla nascita di Liquida.
🍻Una passione frutto di esperimenti nella cucina del ristorante di famiglia, lo sapevate?

✅L’intervista completa con Liquida uscirà nei prossimi giorni nel canale

Continua a seguirci!

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Eraclea Tips: Conosci il Malto Eraclea?

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Malto italiano d’eccellenza da cui prende il nome il nostro progetto, ideale perprodurre ITALIAN PILS e PALE.

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Ti aspettiamo sui nostri canali!🍺

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Decennale del Progetto Eraclea: Il Malto Italiano si Afferma nel Panorama “Terroir” e Avvia un’Indagine sul Campo con Dieci Birrifici

Decennale del Progetto Eraclea: Il Malto Italiano si Afferma nel Panorama “Terroir” e Avvia un’Indagine sul Campo con Dieci Birrifici

Un anniversario di rilievo per la filiera brassicola italiana: il Progetto Eraclea, nato dalla sinergia con Uberti srl e Weyermann, celebra dieci anni di attività e l’importante riconoscimento del malto omonimo come “Terroir Malt”. Per l’occasione, prende il via un’iniziativa dedicata all’approfondimento delle dinamiche e delle prospettive del settore artigianale attraverso il coinvolgimento diretto di dieci realtà produttive nazionali.

Professionisti e appassionati del settore brassicolo, l’attenzione è oggi rivolta a un traguardo significativo per la filiera della birra artigianale italiana. Si celebrano i dieci anni del Progetto Eraclea, un’iniziativa che ha marcato un’evoluzione importante nella valorizzazione delle materie prime nazionali e che continua a delineare nuove prospettive per il comparto.

Ripercorriamo brevemente la genesi di questa iniziativa. Dieci anni or sono, grazie alla visione e all’impulso di Uberti srl, in stretta collaborazione con un attore di primo piano nel panorama internazionale delle materie prime come Weyermann, prese il via il Progetto Eraclea. La visione era chiara e strategica: sviluppare “un malto che permettesse di esprimere al meglio la capacità produttiva e artigianale del birraio italiano”. Un ingrediente pensato per interpretare l’identità brassicola nazionale e valorizzare le specificità territoriali, un progetto guidato da competenza e visione prospettica.

Il malto Eraclea ha confermato il suo valore nel corso di questo decennio, affermandosi come risorsa strategica per numerosi birrifici artigianali italiani, contribuendo a definire il profilo organolettico di molte produzioni di successo. A coronamento di questo percorso, si aggiunge un ulteriore, significativo traguardo: l’inserimento ufficiale dell’Eraclea nella rinomata gamma dei “Terroir Malt” di Weyermann. Tale riconoscimento sottolinea l’unicità del prodotto e il suo profondo legame con il territorio di coltivazione, il Delta del Po, area di riconosciuta vocazione agricola.

Per commemorare questo importante anniversario e il prestigioso inserimento tra i “Terroir Malt”, è stato avviato un nuovo progetto collaborativo di ampio respiro. Come annunciato da Tommaso Garolla di Uberti srl, “Abbiamo deciso di sviluppare un progetto di collaborazione con 10 birrifici italiani“. Nei prossimi mesi, il focus sarà dunque su una serie di visite e interviste mirate presso queste realtà produttive. L’intento è quello di approfondire le loro esperienze: “capire come hanno iniziato, perché hanno iniziato, cosa apprezzano di questo settore e anche quali sono le sfide che stanno affrontando in questo periodo storico”.

Il fine ultimo di questa iniziativa va oltre la semplice narrazione: si punta a “porre delle giuste domande al fine di trovare anche delle giuste risposte”, in un’ottica di confronto costruttivo per l’intero settore. Si tratta di stimolare una riflessione condivisa per supportare la crescita e l’evoluzione del comparto della birra artigianale italiana.

Le testimonianze raccolte costituiranno una risorsa preziosa, offrendo spunti di riflessione, analisi di mercato e potenziale ispirazione per delineare le traiettorie future del settore. Vi invitiamo a rimanere sintonizzati su queste pagine per seguire da vicino lo sviluppo del progetto e le interviste esclusive ai birrifici coinvolti: un’occasione da non perdere per approfondire le dinamiche dell’eccellenza brassicola italiana e scoprire le prossime evoluzioni di questo entusiasmante percorso!

 

Oggi presentiamo….Elvo

Scopriamo insieme i birrifici che hanno aderito a Progetto Eraclea.
🤝Oggi vi presentiamo @elvo_brewery

🎯Se c’è un birrificio che incarna la tradizione birraria europea con un’anima profondamente artigianale, quello è il Birrificio Elvo.

🍻Qui non si inseguono mode, ma si persegue la perfezione di stili classici tedeschi, con un’attenzione di riguardo alla qualità e alla purezza del prodotto.
Sono birre create per emozionare: lager cristalline, eleganti, che restituiscono precisione, passione e un legame profondo con il territorio.
🏔L’acqua che sgorga dalle montagne biellesi è leggera e perfetta per birre in stile tedesco, tanto da far dire che sia anche migliore di quella di Monaco.

🎯Grazie alla cura e alla dedizione, oggi Elvo è un faro nella birra artigianale italiana, un punto di riferimento per chi cerca l’eccellenza nella semplicità.

#ProgettoEraclea – Un Decennio di Eccellenza

Oggi presentiamo….Eternal City Brewing

Scopriamo insieme i birrifici che hanno aderito a Progetto Eraclea.
🤝Oggi vi presentiamo @eternalcitybrewing

🔥Eternal City Brewing è un tributo a Roma, fatto di passione, tradizione e innovazione. Ogni sorso di birra racconta scorci della città eterna, con ingredienti di prima scelta e una qualità che non tradisce mai.

🍺Prendi la Lupa, una IPA fiera e decisa, proprio come il simbolo della città. Agrumata, resinosa, con un finale amaro e persistente che non ti molla: un omaggio perfetto allo spirito indomabile di Roma.
🍺Oppure la Mandrakata, una Weisse fresca e leggera, che ti sorprende con le classiche note di banana e chiodi di garofano, proprio come un colpo di genio inaspettato.

#ProgettoEraclea – Un Decennio di Eccellenza

Oggi presentiamo….32 Via Dei Birrai

Scopriamo insieme i birrifici che hanno aderito a Progetto Eraclea.
🤝Oggi vi presentiamo @32viadeibirrai

🍺Nasce dal sogno di tre persone con competenze diverse e una visione comune. Nel 2006, Fabiano Toffoli, mastro birraio con esperienza internazionale, Loreno Michielin, esperto di mercato, e Alessandro Zilli, ingegnere innovativo, hanno deciso di creare un birrificio che va oltre la semplice produzione.

🎯Il loro obiettivo? Unire design, ricerca e qualità in un’esperienza unica. Qui nulla è lasciato al caso. Ogni bottiglia, ogni etichetta, ogni dettaglio è studiato per essere riconoscibile e speciale. Persino le chiusure sono brevettate!

🍻Le loro birre raccontano storie diverse. Ci sono quelle intense e avvolgenti, da gustare con calma. Altre più strutturate, perfette per chi ama sapori complessi. E poi quelle leggere e fresche, ideali per un aperitivo o una serata in compagnia.

#ProgettoEraclea – Un Decennio di Eccellenza