Birrificio War: Andare Controcorrente è la Rotta per il Futuro
Birrificio War: Andare Controcorrente è la Rotta per il Futuro
In un mercato in continua e talvolta turbolenta evoluzione come quello della birra artigianale italiana, ci sono realtà che non solo resistono, ma scelgono di accelerare proprio quando la strada si fa più ripida. Siamo andati a Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano, per visitare il Birrificio War, un nome che per molti appassionati è sinonimo di qualità, innovazione e comunicazione tagliente.
Ad accoglierci in una splendida cascina del 1700, cuore storico e oggi fucina creativa del birrificio, ci sono Francesco, uno dei fondatori, e Lorenzo, il mastro birraio. Quella che segue non è solo un’intervista, ma un’immersione nella filosofia di un birrificio che ha deciso di scrivere le proprie regole.
Crescere Durante la Tempesta: la Scommessa Controcorrente
La storia di War inizia nel 2017, con un’idea quasi “semplice”: produrre qualche birra per l’agriturismo di famiglia. Un progetto che, per fortuna, è cresciuto in fretta. La svolta più audace, però, arriva nel pieno della pandemia. Mentre molti rallentavano, War ha fatto l’esatto opposto.
“L’idea di espanderci era nata prima del Covid, non potevamo più fermarci,” spiega Francesco. “Oggi le difficoltà maggiori ce le hanno i birrifici tanto piccoli. Noi dovevamo crescere”. E così, hanno costruito un nuovo capannone nel 2022 e, mossa che si è rivelata profetica, hanno investito in una lattinatrice quando il mercato era fermo. “Chiamai Cime Careddu, pensavano fosse uno scherzo,” racconta sorridendo. “Ma sapevo che con l’esplosione dell’e-commerce, la lattina poteva essere una mossa vincente. E così è stato”.
Questa capacità di leggere il mercato e di investire con coraggio, anche contro la tendenza generale, è forse il primo, grande tratto distintivo di War.
La Mente e il Braccio: Tecnica e Ricerca
A guidare la produzione c’è Lorenzo, un birraio dal curriculum impressionante: dagli inizi come homebrewer a 14 anni, passando per l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e importanti esperienze a Londra (Red Church/Beavertown), fino al ritorno in Italia da Canediguerra e Impavida. Un bagaglio di conoscenze che ha portato a War una visione chiara e precisa.
“Quando ho iniziato mi hanno sempre insegnato che i birrai bravi sono quelli che richiamano l’equilibrio,” afferma Lorenzo. “Non amo gli eccessi nelle mie birre”. Sebbene le luppolate moderne siano un loro punto di forza, ogni ricetta è studiata per avere un carattere unico, con tecniche di luppolatura e fermentazione sempre diverse.
La vera svolta, però, è l’approccio scientifico. Alla domanda se si sentano più “tecnici” o “romantici”, la risposta è unanime: la base è la tecnica. “Oggi se apri un birrificio, la seconda cosa su cui devi puntare dopo l’impianto è il laboratorio,” sottolinea Francesco. “È lì che capisci davvero cosa stai facendo”. Questo approccio permette a War di non lasciare nulla al caso, dalla sperimentazione su piccoli campioni al controllo qualità sul prodotto finito.
Oltre la Birra: Comunicare con Stile
In un mercato affollato, un prodotto eccellente non basta più. War lo ha capito perfettamente, costruendo un’identità visiva e comunicativa forte e riconoscibile. Dal minimalismo delle etichette ai nomi iconici come Tuttofatto, la sua versione più leggera Mezzo Fatto e l’analcolica Faccio Finta, tutto è pensato per un pubblico preciso, quello tra i 20 e i 40 anni.
“Partiamo sempre dal presupposto che dobbiamo capire chi è il nostro pubblico di riferimento,” spiega Francesco. “Bisogna dargli un’emozione, un qualcosa in più”. Questa filosofia si traduce anche negli allestimenti fieristici, diventati un vero e proprio cult: dal museo per sottolineare la bellezza delle birre, alla pescheria per comunicare la catena del freddo, fino alla chiesa per celebrare la sacralità del prodotto. Un marketing intelligente che posiziona il birrificio non come un semplice produttore, ma come un brand culturale.
Il Futuro si Chiama “Coma” e “Progetto Eraclea”
E il futuro? A giudicare dai progetti in cantiere, sarà ancora una volta all’insegna dell’innovazione.
Coma: Il Laboratorio Creativo in Bottaia
Siamo seduti proprio qui, in quella che diventerà la bottaia “Coma”. Un nome che è l’acronimo di due nomi (uno è Cecco, l’altro un mistero) e un’intenzione chiara: creare uno spazio senza etichette. “Non vogliamo essere quelli che fanno solo birre acide in stile belga,” precisa Lorenzo. “Sarà un laboratorio creativo per fare quello che ci viene in testa, con un approccio più vicino al mondo farmhouse americano moderno”. La prima birra? Una Cherry Portobello, la loro London Porter rivisitata con l’aggiunta della Ciliegia Moretta, presidio Slow Food.
Progetto Eraclea: Dieci Birrifici, un Malto, una Kölsch
War è anche uno dei 10 birrifici protagonisti del Progetto Eraclea, un’iniziativa che celebra l’omonimo malto base. Ogni birrificio lo interpreterà a modo suo. La scelta di Lorenzo è ricaduta su una sua grande passione: una Kölsch, la birra tipica di Colonia. Un omaggio a uno stile che ama per la sua eleganza e semplicità, che promette di esaltare le caratteristiche della materia prima.
Lasciamo il Birrificio War con una sensazione chiara: il futuro della birra artigianale italiana passa da qui. Passa da un’evoluzione che non rinnega la passione, ma la affianca a tecnica, professionalità, visione di mercato e una comunicazione matura. War non segue l’hype, lo crea. E lo fa andando controcorrente, convinti che la propria identità sia l’unica rotta possibile per navigare un mercato complesso e affascinante. Non vediamo l’ora di assaggiare i frutti dei loro nuovi progetti.