Birrificio Italiano: A Tu per Tu con Agostino Arioli, pionere della birra artigianale italiana
Birrificio Italiano: A Tu per Tu con Agostino Arioli, pionere della birra artigianale italiana
Un viaggio nel cuore della birra artigianale italiana, dove tradizione, innovazione e un pizzico di “follia” creativa hanno dato vita a uno stile riconosciuto in tutto il mondo. In occasione dei 10 anni del Progetto Eraclea, incontriamo il mastro birraio che ha cambiato le regole del gioco.
C’è un’ energia palpabile quando si varca la soglia del Birrificio Italiano. Non è solo il profumo di malto e luppolo che riempie l’aria, ma la sensazione di trovarsi in un luogo dove la birra è più di una semplice bevanda: è cultura, passione e, soprattutto, un’espressione di identità. Per celebrare i 10 anni del progetto Eraclea, il nostro tour tra le eccellenze brassicole italiane non poteva che fare tappa qui, a Lurago Marinone, per incontrare Agostino Arioli, il fondatore.
Agostino è una figura quasi mitologica nel panorama della birra artigianale. Con il suo Birrificio Italiano, aperto il 3 aprile 1996, è stato il primo microbirrificio artigianale della Lombardia e uno dei padri fondatori di un movimento che ha rivoluzionato il modo di bere nel nostro paese. “Quello che volevo era lavorare su altre tradizioni mettendoci del mio,” ci racconta con un sorriso. “Noi italiani abbiamo una sapienza nel miscelare i gusti che pochi altri hanno. Volevo portare la sensibilità di noi italiani all’interno del bicchiere.”
La Nascita di un’Icona: La Tipopils
Parlando di icone, è impossibile non menzionare la Tipopils. Una birra che non solo è il fiore all’occhiello del birrificio, ma che ha letteralmente creato uno stile, l’“Italian Style Pilsner”, riconosciuto ufficialmente dal prestigioso Beer Judge Certification Program (BJCP) nel 2024. Ma come nasce un’intuizione del genere?
“Non è che un giorno ti svegli e decidi di inventare uno stile,” spiega Agostino. La genesi è un affascinante incrocio tra ispirazione e sperimentazione. Partendo da una base Pils tedesca, Agostino ha un’illuminazione dopo aver scoperto il metodo inglese del dry-hopping (la luppolatura a freddo) nei cask. “Considerato che sono innamorato del luppolo, forse più che della birra, ho detto: ‘voglio farlo nel mio birrificio’.”
Una scelta audace, quasi eretica per l’epoca. In Germania, il Reinheitsgebot (l’editto della purezza) vietava il dry-hopping, e in Italia nessuno osava tanto. Il risultato? Una Pils con un’esplosione aromatica unica, un equilibrio perfetto tra la base maltata e la freschezza vibrante del luppolo. La Tipopils è nata così, da un’intuizione, diventando un faro per birrai in tutto il mondo e dimostrando che l’innovazione, quando ben ponderata, può creare nuove tradizioni.
Filosofia Brassicola: Tra Scienza e Romanticismo
Chi è Agostino Arioli come birraio? Un tecnico rigoroso o un sognatore romantico? La risposta, come spesso accade, sta nel mezzo. Con una laurea in Agraria, una tesi sulla stabilità colloidale della birra e un’esperienza nel controllo qualità in grandi aziende, il suo background scientifico è solidissimo. “Ho disegnato io il mio primo impianto, come anche il secondo e il terzo,” rivela.
Eppure, Agostino rifiuta la tecnologia fine a se stessa. Niente centrifughe, che rischiano di standardizzare eccessivamente il prodotto. Rifiuta persino l’idea che un’intelligenza artificiale possa creare la ricetta perfetta. “Ho amato e continuo ad amare la birra artigianale per la parte creativa, per l’innovazione. Il supporto dell’IA rischia di portare tutte le birre, magari mediamente più buone, ma tutte nella stessa direzione.”
La sua è una “bottega rinascimentale”, un’officina alchemica dove la mano del birraio è ancora fondamentale. L’impianto produttivo, che lui stesso definisce un “Frankenstein” di pezzi di epoche diverse, è volutamente manuale. La vera tecnologia su cui investe è un’altra: la degustazione. “Continuiamo a sviluppare lo strumento più sottile e in linea col lavoro che faccio: il palato. Facciamo un sacco di degustazioni, è il nostro strumento principale.
Cavalcare le Tendenze? No, Grazie.
In un mercato mosso dall’hype, dalle mode passeggere come le onnipresenti IPA super luppolate o le birre ai succhi di frutta, come fa il Birrificio Italiano a rimanere sempre sulla cresta dell’onda senza snaturarsi?
“Non ho mai cercato di seguire le birre mainstream,” afferma con decisione Agostino. “Credo che una bottega artigiana come la mia debba dare il suo marchio.” Questo non significa immobilismo. Il birrificio sperimenta costantemente, producendo birre acide in barrique (la linea Clan/Barric), birre a metodo classico e innumerevoli versioni di Pils.
La chiave è la riconoscibilità e la continuità dei suoi prodotti di punta. “Diamo anche un rifugio sicuro,” spiega. La Tipopils, ad esempio, è in continua evoluzione, ma i cambiamenti sono graduali, quasi impercettibili per il consumatore, distribuiti su orizzonti di tre anni. L’obiettivo non è inseguire il mercato, ma educarlo, fidelizzandolo a un gusto autentico e coerente.
Il Futuro della Birra Artigianale: Una Nicchia d’Eccellenza
La domanda finale è inevitabile: con un mercato in contrazione e più chiusure che aperture, quale futuro attende i birrifici artigianali italiani? La visione di Agostino è lucida e controcorrente.
“La mia idea è che invece di cercare di invadere il mercato, avremmo dovuto capire che i nostri sono e devono restare prodotti di nicchia.” La crescita a tutti i costi, secondo lui, porta solo allo snaturamento dell’essenza della birra artigianale. La vera forza risiede nella specificità, nel legame col territorio – come l’uso dell’acqua locale non trattata – e nel carattere unico che ogni artigiano infonde nel suo prodotto.
“Noi siamo botteghe rinascimentali dove qualcuno insegna il suo modo di approcciare un prodotto. Dobbiamo tenere fede alle nostre sensazioni, ai nostri gusti.”
Mentre lo salutiamo, con il suo nuovo sticker di Progetto Eraclea pronto per essere attaccato in sala cotta, ci resta la sensazione di aver parlato non solo con un grande birraio, ma con un vero e proprio filosofo della birra. Un uomo che ci ha ricordato una lezione fondamentale: la birra artigianale migliore non è quella che piace a tutti, ma quella che racconta una storia. E la storia del Birrificio Italiano è una delle più belle che ci siano.